La fiera è il (social) media più antico.

La parola fiera deriva dal latino fĕria che significa “festa, giorno festivo, vacanza”. Le prime fiere nacquero infatti nel Medioevo, quando in occasione di feste religiose locali, sui sagrati delle chiese o presso i cimiteri si svolgevano scambi di merci e reliquie. Presto i governanti compresero i vantaggi che un fiorente commercio avrebbe comportato e decisero di concedere privilegi, fra cui l’esenzione da dazi e gabelle, durante tutta la durata della fiera, rendendo in tal modo più convenienti i prezzi di vendita delle merci. L’ufficializzazione di questi momenti di scambio avvenne poco più tardi, quando le città di Francoforte e Lipsia ottennero una licenza imperiale per celebrare annualmente un incontro commerciale.

Nei secoli successivi le fiere proliferarono in tutto il mondo, da Teheran a Magonza, da Parigi a Danzica, da Kiev a Troyes. Tranne in Italia, che non fu patria di grandi eventi fieristici durante il Medioevo, nonostante gli italiani si distinsero particolarmente come frequentatori di altri mercati (ad esempio da Verona partivano molte merci per la regione francese di Champagne).

Tra il XVIII e l’inizio del XIX secolo l’estensione e il miglioramento dei mezzi di comunicazione ed i nuovi metodi di organizzazione industriale portarono ad una grande recessione delle fiere, molte delle quali sparirono o vennero gravemente ridimensionate. L’unica fiera che riuscì a mantenersi in piedi adattandosi alle esigenze moderne fu quella di Lipsia. All’inizio del 1850, infatti, alcuni negozianti di vetri e ceramiche decisero di attuare ciò che oggi ai nostri occhi sembra assolutamente ovvio: l’esposizione non di tutti i prodotti ma di una piccola rappresentanza, il campionario. Sulla scia di Lipsia, tutte le altre fiere rimaste attive avviarono lo svolgimento di eventi di questo genere: nacquero così le fiere campionarie.

Milano – Fiera campionaria del 1926 – Piazza Italia

Arriviamo quindi alla Prima Guerra Mondiale, che soprattutto in Europa comportò necessità simili a quelle medioevali: difficoltà di scambio, barriere politiche ed economiche. Ciò diede nuovo vigore ed importanza alle fiere, e nacquero alcune di quelle che tutt’oggi conosciamo bene, come ad esempio quella di Lione. Anche l’Italia stavolta fece la sua parte, con la fiera di Milano che riuscì a creare un enorme mercato attorno a sé, guadagnandosi una posizione di spicco a livello europeo. 

Arrivando ai giorni nostri, stiamo vivendo una nuova rivoluzione sul piano comunicativo e tecnologico, paragonabile forse a quella di fine Ottocento. La connessione ad internet e tutte le esperienze virtuali che ne derivano stanno prendendo piede in ogni istante della nostra vita, e anche il settore fieristico si sta chiedendo se sia necessario allinearsi a questa rivoluzione tecnologica con le fiere virtuali: dei luoghi online dove accogliere domanda ed offerta e consentire le contrattazioni anche per periodi molto più estesi rispetto a quelli consentiti da una fiera “reale”.

Sicuramente questo strumento potrebbe avere dei risvolti positivi: la disponibilità costante delle risorse, l’immediatezza di contatti e consultazione, l’annullamento delle distanze da percorrere. Ma davvero sarà possibile ottenere virtualmente lo stesso risultato che si realizza attraverso una stretta di mano, una contrattazione vis a vis, il vedere un prodotto dal vivo e poterlo toccare con mano?

Ciò che sembra trasudare da vari esperimenti ed esperienze, amplificati e aumentati nel numero a causa del Coronavirus, è che la migliore strategia sia lo sviluppo di un evento ibrido: mantenere la componente fisica – che soprattutto in alcuni settori merceologici risulta fondamentale – affiancata da una serie di implementazioni digitali che la portino ad un livello superiore.

Difficilmente un (social) media che esiste dall’alba dei tempi potrà essere completamente scalzato da pixel e Gigabyte, ma anch’esso dovrà adattarsi al passare del tempo e all’avanzamento tecnologico.

Vuoi conoscere qualche esempio di ibridazione? Visita la nostra sezione nuovi scenari!


Jessica Guarnaschelli | jessica@fairlyfair.it

Credits

Copertina: Telemaco Signorini – Mercato vecchio a Firenze 1882-83

Prima foto: http://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/schede/IMM-5w060-0000447/

Seconda foto di Paweł Czerwiński su Unsplash

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